Associazione Italiana Fotografia Sociale


Vai ai contenuti

mostre-accanto-a-te

ACCANTO A TE...

È dove mi sono trovato, da ormai tre anni: da quando ho iniziato a frequentare le attività del G.V.S. Accanto a una realtà alla quale mi sono  avvicinato con una certa titubanza.
Nella nostra vita quotidiana ci sono situazioni che riteniamo non facili e che preferiamo ignorare. Molto spesso abbiamo  paura di ciò che crediamo diverso e soprattutto di quello che non conosciamo. Ed evitando di conoscere non ci rendiamo conto delle opportunità e delle ricchezze che rifiutiamo. Una ricchezza a portata di mano, fatta di sorrisi e di tranquillità. Una realtà nella quale il senso dell’amicizia è molto diffuso, dove malizia, calcoli di convenienza e invidia rimangono fuori della porta.  
In questa situazione mi è sorto un dubbio: “Chi aiuta chi, al G.V.S.?”. I volontari o gli utenti, che con la loro voglia di vivere, di sorridere e di esprimersi ricaricano le esauste batterie di noi cosiddetti “normali”, che combattiamo ogni giorno con una vita scandita da ritmi lavorativi frenetici, da programmi televisivi insulsi, da mancanza di rispetto per noi stessi e per il prossimo, da arrivismo e da ricerca spasmodica di successo?
Se pensiamo alla diversità, allora chi di noi non ha qualche handicap nel cassetto? C’è chi non riesce a guardare il proprio interlocutore, chi non sale in ascensore, chi non ama stare tra la gente, chi ha paura di guidare, chi ha paura del vuoto, chi ha paura della vita … Tutti, in fondo, abbiamo le nostre disabilità, magari meno riconoscibili o più celabili di altre. Non dobbiamo illuderci: nel mondo siamo tutti differentemente uguali. Penso anche a me stesso: cosa farei senza occhiali? Non distinguerei i tratti di un viso a tre metri di distanza. Ma nel mondo vi sono più occhiali che carrozzine ...
Albert Einstein affermava: “Il valore di un uomo dovrebbe essere misurato in base a quanto dà e non in base a quanto è in grado di ricevere”. Se pensiamo che questa frase contenga una verità allora al G.V.S. sono tutti grandi uomini e grandi donne:  indistintamente tutti danno.
Un’altra cosa mi ha colpito: la necessità di contatto fisico. Il comunicare con gesti, con abbracci, con lo stare vicino. E questo ha aperto un’altra contraddizione profonda in un mondo in cui tendiamo ad allontanarci gli uni dagli altri, dove i rapporti umani e affettivi si mantengono con Internet, dove non si ha più il coraggio di dire le cose guardandosi negli occhi ma si ricorre a un freddo SMS.
Personalmente non amo la fotografia urlata, tragica, che colpisce per la drammaticità del soggetto o della situazione. Troppo spesso il fotografo viene chiamato a soddisfare quella che si presume sia la fame di orrore e di “voyeurismo” dello spettatore, assuefacendolo visivamente alle situazioni drammatiche che ogni giorno accadono nel mondo. È una pratica che costringe a urlare sempre più forte. Tutti amano parlare dei problemi ma sono le soluzioni che vanno cercate e messe in evidenza.
C’è bisogno anche di una fotografia positiva, che racconti quanto di buono esiste nel mondo, nella nostra società, nella nostra città e nella casa  accanto alla nostra. Che racconti come siano stati affrontanti i problemi, per sussurrare a tutti una possibile soluzione.  
Mi auguro quindi che queste foto servano a far conoscere più da vicino il G.V.S. a coloro che, pur avendone sentito parlare, non hanno ancora pensato di metterci dentro il naso. Che invoglino a conoscere più da vicino questa realtà che a Barga è molto sentita e che vive grazie all’impegno di molti che comunque, come per tutte le associazioni, non sono mai troppi.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto questo progetto e che mi hanno autorizzato a fotografare ancora prima di iniziare le riprese,  riponendo fiducia, a priori, in quello che avrei fatto. Spero di non averli delusi.
Infine un grazie di cuore per tutto quello che mi hanno donato le persone che ho incontrato.
 

testo e foto di Gabriele Caproni




attivitą / mostre

elenco mostre


Torna ai contenuti | Torna al menu